Mozione nr. d'ordine 671

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Nr. d'ordine: 671
Data pubblicazione: 03-04-2025
Proponente: Sara Visman
Assemblea competente: Consiglio comunale
Oggetto: Contrarietà al piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030”
Oggetto: Contrarietà al piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030”
 

Premesso che

le conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025 confermano la pericolosa quanto concreta svolta militarista dell’Europa, preannunciata nel Libro Bianco della Difesa europea, ribattezzando il Piano di riarmo europeo “Rearm Europe” in “ReArm Europe Plan/Readiness 2030”, intendendo sottolineare la capacità di prontezza e risposta militare, in totale contrasto con i principi e i valori comuni dell’Unione europea ossia libertà, democrazia, uguaglianza e Stato di diritto, promozione della pace e della stabilità. Una vera e propria chiamata alle armi;

in particolare, al titolo IV - Difesa e Sicurezza europee, delle conclusioni del Consiglio, si chiede al paragrafo 21 “un'accelerazione dei lavori su tutti i filoni per potenziare in modo decisivo la prontezza dell'Europa alla difesa nel corso dei prossimi cinque anni”, a tal fine invitando “il Consiglio e i co- legislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione”. Al paragrafo 23, del medesimo titolo, il Consiglio invita la Commissione e l’Alta rappresentante a riferire periodicamente in merito agli avanzamenti compiuti nell’attuazione delle conclusioni sulla difesa;

al Consiglio europeo sono comunque emerse varie divergenze tra gli Stati membri in materia di debito comune e sul tema degli investimenti. Il debito comune dovrà essere necessariamente affrontato nel prossimo Consiglio di giugno, considerato che al summit Nato in programma all’Aja dal 24 al 26 giugno 2025 verrà indicato il nuovo target di spesa per i Paesi membri dell’Alleanza atlantica;

il 19 marzo 2025, la Commissione e l'Alta rappresentante hanno presentato il Libro bianco sulla difesa europea, contestualmente la Commissione hapresentato, nell'ambito del piano ReArm Europe/Readiness 2030, un pacchetto di difesa che fornisce leve finanziarie agli Stati membri dell'UE al fine di facilitare l’aumento degli investimenti nelle capacità di difesa;

ReArm Europe Plan/Readiness 2030 ha ottenuto un prima via libera nel corso del Consiglio europeo straordinario dello scorso 6 marzo, tra cui il sostegno del Governo italiano, dopo esser stato annunciato già qualche giorno prima, in maniera alquanto irrituale considerati la portata e l’impatto, con una lettera del Presidente della Commissione europea Von der Leyen all’attenzione dei capi di Stato e di Governo dei Paesi membri;

il Piano, declinato in 5 punti, vale 800 miliardi di euro e segna un deciso cambio di rotta dell’Unione a favore di una vera e propria militarizzazione dell’Ue, come a più riprese denunciato dal gruppo parlamentare “MoVimento 5 Stelle”, in cui le priorità politiche su temi centrali quali la transizione verde e digitale, la sanità, l’istruzione e la green economy cedono il passo al rafforzamento della capacità di produzione di armi e munizioni;

in particolare, il Piano Ue prevede un aumento esponenziale della spesa per la sicurezza e la difesa dell'Europa, declinata nel senso di un rafforzamento della capacità militare, attraverso l’istituzione di un nuovo strumento finanziario basato su prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio Ue, per l’acquisto, tra l’altro, di sistemi di difesa aerea e missilistica, artiglieria, missili e munizioni, droni e sistemi anti-drone, nonché investimenti in infrastrutture critiche e protezione dello spazio, mobilità militare, cyber, intelligenza artificiale e guerra elettronica;

gli Stati membri avrebbero inoltre la possibilità di innalzare la propria spesa militare a livello nazionale, tramite l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità e Crescita (PSC), ipotesi che – consentendo lo scorporo degli investimenti per la difesa dal calcolo deficit/Pil – libererebbe, nelle intenzioni della Presidente della Commissione europea, complessivamente 650 miliardi di euro in un periodo di quattro anni, da aggiungersi ai 150 miliardi del nuovo strumento di prestiti per la difesa sostenuti dal bilancio dell'UE. Gli spazi di indebitamento a disposizione degli Stati membri verrebbero così occupati dalle spese per il riarmo, a svantaggio dello stato sociale e dei servizi alla persona, con evidenti disparità a seconda delle disponibilità di bilancio, creando un progetto di investimento industriale non organico, che potrebbe falsare la concorrenza interna, minando i principi stessi del mercato comune, in luogo di una sana e ordinata competizione intra-Ue. La possibilità di attivare la clausola di salvaguardia è stato uno dei punti che ha fatto emergere distanze profonde tra Stati membri al Consiglio europeo di marzo 2025, considerate le singole situazioni debitorie dei Paesi;

 

considerato che

allo stato attuale, dunque, si prospetta unicamente una mobilitazione senza precedenti di risorse finanziarie per l’aumento delle spese militari a livello nazionale dei singoli Stati membri, peraltro senza una revisione delle regole fiscali europee, ma incidendo esclusivamente sul debito dei singoli Paesi membri;

la svolta bellicista descritta sta minando le fondamenta dello spirito originale del grande progetto di pace che sarebbe dovuta essere l’Unione europea e che auspichiamo si torni a perseguire, come rivoluzionariamente sancito dal testo de “Il Manifesto di Ventotene”, ovvero uno dei testi fondanti dell’Unione europea, per creare una federazione europea ispirata ai principi di pace, libertà e democrazia,

 

il Consiglio comunale impegna il Sindaco e la Giunta

1. Ad esprimere la netta contrarietà ad ogni forma di sostegno del piano di riarmo europeo “ReArm Europe/Readiness 2030”

2. A sostenere nelle opportune sedi europee, con il  fine di recuperare i valori fondanti dell’Unione europea, la sostituzione integrale del “ReArm Europe/Readiness 2030” con un piano di rilancio e sostegno agli investimenti che promuovano la competitività, gli obiettivi a lungo termine e le priorità politiche dell’Unione europea quali: spesa sanitaria, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione, investimenti green e beni pubblici europei, per rendere l'economia dell'Unione più equa, competitiva, sicura e sostenibile.

3. A trasmettere il presente testo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Comitato Europeo delle Regioni

Sara Visman


 
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