Mozione nr. d'ordine 45
Giovanni Andrea Martini
Premesso che
- il porto rappresenta una risorsa vitale della città;
- città e porto sono legate dalla condizione, singolare e unica, di essere entrambe in una laguna che ne ha storicamente determinato le sorti - una “laguna porto” si potrebbe dire - con opportunità e vincoli reciproci;
- proprio per questi vincoli storici e sistemici sarebbe necessario che questa discussione avvenisse alla luce di uno scenario innovativo per la portualità veneziana, aprendo ad esempio il confronto più partecipato, ampio e trasparente su un nuovo PRG portuale che proponga una visione di lungo periodo anziché ragionare su continui adattamenti di uno strumento vigente ormai da 55 anni, un record, con l’intento, poco più che uno slogan, di “valorizzare” la infrastruttura esistente;
- a parte le condizioni eccezionali della pandemia, viviamo una congiuntura che, mentre a tutti i porti pone il problema generale di adeguarsi alla crescente dimensione delle navi, pone invece al porto di Venezia un nuovo duplice vincolo di accessibilità nautica:
- quello costituito dalla presenza del Mose e delle sue “fonazioni”, che riduce il pescaggio a meno m. 11.50;
- quello delle chiusure delle bocche per difendere la città dall’acqua alta, una volta che l’operatività del Mose vada a regime.
Tutto ciò premesso
il Consiglio comunale rileva che si pone ormai all’insieme dei comparti operativi del porto – container, rinfuse, colli eccezionali (bulk), petrolio, crocieristica – la necessità urgente e strategica insieme di valutare i modi della propria futura funzionalità nell’ambito delle modalità compatibili con ciascun comparto.
Di ciò dovrebbe occuparsi un nuovo PRG portuale che voglia servire la città e la sua economia (nel quadro naturale in cui si inserisce: il nordest, l’alto Adriatico, le rotte da e per l’Europa centrale e il Mediterraneo e le rotte dell’Oriente, quindi in uno scenario nazionale e internazionale che ne mostra la rilevanza), stabilendo quanto è compatibile con l’accesso in laguna, quanto richiederà forme di transhipment (i trasbordi, le rotture di carico) legate ai feeder (le navi soprattutto a carico medio) e quanto dovrà essere collocato in mare, fuori laguna, oltre le barriere del Mose.
Bisogna ragionare sul futuro di entrambi i grandi comparti portuali, quello commerciale industriale di Marghera e quello della crocieristica, salvaguardando le prerogative di ciascuno ma con modalità diverse e non certo sovrapposte.
A Porto Marghera va perseguita una coerente strategia commerciale e industriale legata alle opportunità di spazi e di banchine, anche giovandosi della nascente ZLS, mentre che per le crociere va finalmente offerta l’alternativa dell’approdo esterno in condizioni di sicurezza e di forte innovazione tecnologica e organizzativa, che caratterizza, ad esempio, diverse soluzioni off-shore che si vanno diffondendo.
A un comparto di tale importanza la città deve offrire il meglio di sé, la stessa crocieristica veneziana va ridefinita agli occhi del mondo come esempio di eccellenza e non come un’insidia per la città e la laguna. Non servono quindi soluzioni di ripiego falsamente definite “temporanee” che lasciano tutto com’è o che, invece che al mare, mirano ad insediare l’attività crocieristica sulla terra, sottraendo spazi preziosi alla vocazione manifatturiera e modernamente e sostenibilmente industriale, alternativa alla monocultura turistica (che queste soluzioni estenderebbero, invece), e che aprono la strada a nuove speculazioni che nulla hanno a che fare con il rilancio della grande e strategica zona industriale e portuale.
Alla città e ai lavoratori del porto, di ogni comparto, dobbiamo dire con chiarezza che questo consiglio comunale, che tutti noi, la città, siamo chiamati a una scelta idi fondo, che guardi al presente come chiave del futuro, com’è sempre stato nella storia di Venezia.
Gianfranco Bettin
Sara Visman